Il toupet non è più un tabù: la nuova tendenza tra i Millennials
- Scritto Da Lordhair Esperto di Capelli
- AGO 20, 2025
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- 7 minuti di lettura
Per decenni, il parrucchino o toupet è stato sinonimo di imbarazzo: immagini di ciuffi svolazzanti, battute da bar, vecchie commedie all’italiana.
Oggi le cose sono cambiate: il tradizionale toupet o parrucca si è evoluto in protesi capillare o sistema per capelli, un accessorio avanzato che nulla ha a che fare con le versioni plasticose di un tempo.
In saloni specializzati di tutto il mondo, sempre più uomini dai 20 ai 45 anni stanno scoprendo questa soluzione come alternativa pratica e immediata al trapianto.
Dallo stereotipo al trend di moda, soprattutto sui social
La cura dell’immagine maschile è sempre più importante: dalla barba curata alle sneaker in edizione limitata, fino al taglio di capelli sempre fresco.
Tra influencer, calciatori e personaggi televisivi, si sta facendo strada un’idea diversa di “mascolinità”: non si tratta più di nascondere, ma di migliorare.
E il sistema di capelli diventa così una scelta di stile, non un segreto da difendere.
Basta farsi un giro su TikTok o Youtube: video di trasformazioni incredibili, parrucchieri che mostrano prima e dopo da “wow”, ragazzi che passano da stempiati a chiome da copertina in un’ora.
Sempre più persone paragonano il moderno toupet alle sneakers e dicono: cambi modello quando vuoi, senza impegno permanente.
«Appena uscito dal barbiere», racconta Andrea Ruggeri, responsabile marketing a Milano, pettinando la frangia con la mano. In realtà il trentatreenne è calvo in cima. Davanti allo specchio del camerino, sorride e scatta un selfie per Instagram. «Stasera aperitivo in centro, vediamo se qualcuno nota il cambiamento…».
A prima vista, è solo un uomo qualunque con un taglio elegante, perfetto per la stagione. Ma c’è un dettaglio che non tutti sanno: la metà superiore di quei capelli non era lì fino a poco tempo fa.
Andrea indossa un parrucchino personalizzato, applicato dal suo barbiere di fiducia. «Per me non è un segreto, ma nemmeno un tabù» spiega. «Ho provato lo shaving look, ho provato i cappelli, ma volevo tornare a guardarmi allo specchio e dire: “Ecco, questo sono io”».
«So che qualcuno potrebbe notarlo, e non me ne importa», spiega Andrea con naturalezza. «Per me è normale, come andare dal parrucchiere e provare un nuovo taglio».
Perché la protesi capillare convince i Millennials?
Il boom dei social media non ha solo fatto crescere le visualizzazioni: ha creato una vera e propria domanda. In molte grandi città, parrucchieri e saloni segnalano un aumento consistente di clienti interessati a tagli personalizzati e sistemi di capelli, soprattutto tra Millennials e Generazione Z.
Brad Baker, parrucchiere londinese, utilizza lui stesso un sistema capillare e ha trasformato il servizio di applicazione in uno dei principali del suo salone. «La richiesta c’è eccome», racconta. «Sempre più uomini con alopecia scelgono di evitare il trapianto chirurgico, troppo invasivo», aggiunge Brad, che gestisce ogni giorno numerose prenotazioni.
Molti clienti esitano a spendere decine di migliaia di euro per un trapianto, preoccupati da cicatrici e risultati incerti. I sistemi di capelli, invece, non richiedono interventi chirurgici e si possono provare prima di prendere decisioni più drastiche. E la maggior parte di chi li prova continua ad usarli, conquistata dai risultati immediati: in poche ore si esce dal salone con una chioma folta e naturale.
«Le protesi per capelli oggi sono molto diverse dalle pesanti parrucche degli anni ’80 e ’90», racconta Brad. Nella vetrina del suo salone si notano sistemi di capelli incredibilmente realistici. Nei modelli artigianali con capelli veri, come parrucchini o patch cutanee, ogni ciocca è scelta con cura: colore, consistenza e direzione vengono studiati per fondersi con i capelli naturali e rendere il risultato il più naturale possibile.
La libertà di essere (e sembrare) come vuoi
«Avevo diciassette anni quando ho cominciato a vedere l’attaccatura andare indietro», racconta Nicholas Mackenzie. Fa una pausa e si stringe nelle spalle: «Adesso ci rido, ma allora… no». Ogni mattina, nello specchio, tra una ciocca e l’altra comparivano spazi sempre più larghi. «A quell’età ti fissi su ogni cosa. Vedere la cornice del viso sparire… era come se mi togliesse un pezzo di me», dice abbassando lo sguardo.
All’inizio ha provato a ignorare il problema: indossava cappellini ovunque, persino d’estate o in casa, e usava spray colorati per coprire le zone diradate. «Pensavo che nessuno lo notasse, ma ero io a sentirmi sempre più sotto pressione.» Con il tempo, ha iniziato a evitare feste, scattare foto e perfino uscire con gli amici.
Un giorno, spinto dal consiglio della madre, ha trovato il coraggio e si è recato in una clinica specializzata. «Ero nervoso, con le mani sudate.» La risposta dei medici è stata netta: alopecia con rapida perdita di follicoli. Gli hanno suggerito un trapianto, ma il rischio di ulteriori perdite di capelli, vista la giovane età, lo ha frenato. «Spendere una fortuna, soffrire e magari peggiorare… no, grazie», dice ancora oggi.
Nonostante tutto, Nicholas non si è arreso. Per giorni ha passato le serate davanti al computer, saltando da un forum all’altro, leggendo testimonianze e guardando video. Finché un link lo ha portato a scoprire i sistemi per capelli. «All’inizio ero scettico: temevo si notasse subito. Ma quando me l’hanno messo… davanti allo specchio mi sono quasi fermato a respirare. L’attaccatura era identica alla mia e quei capelli… non li avevo mai avuti, neanche da ragazzino».
I complimenti non sono tardati. «Un cugino mi ha detto “ti vedo diverso”, un compagno di scuola mi ha chiesto se avevo cambiato shampoo. Io sorridevo e basta. Dentro, però, era come… respirare di nuovo».
Ora, a 21 anni, il ragazzo che evitava le foto ha un profilo TikTok con oltre 60.000 follower. Mostra trasformazioni, condivide trucchi di manutenzione e lancia un messaggio diretto: «Non c’è nulla di male a essere calvi, ma se vuoi cambiare look, puoi farlo. Io l’ho fatto e non me ne vergogno.»
La protesi capelli gli richiede visite in salone ogni due o tre settimane per un riattacco e una rifinitura; ogni quattro o cinque mesi ne sostituisce un nuovo per seguire il trend. «È una routine che mi fa stare bene, quasi come andare in palestra o fare una corsa al parco», aggiunge Nicholas.
In sintesi
La protesi capillare non è più solo un rimedio alla calvizie. In molti la scelgono per esprimere il proprio stile e identità. Nicholas, parlando con Lordhair, sottolinea: «La sicurezza non viene dai capelli, ma dalla libertà di decidere come apparire ogni giorno.» Sentirsi bene con se stessi è ciò che conta davvero.
Anche come aggiunge Brad Baker, avere un taglio su misura significa poter cambiare pettinatura ogni giorno, a seconda dell’umore o dell’occasione.
«Ogni volta che provo un sistema diverso, è come dare una rinfrescata completa al mio look. Mi diverte sperimentare nuovi tagli e colori, e spesso suggerisco ai miei clienti le novità che trovo più interessanti».